Digitale terrestre, satellite, internet e presto il 5G: è impressionante la quantità di cambiamenti e standard tecnologici di questi anni. Facciamo ordine e vediamo cosa si aspetta

Sembra trascorsa un’era geologica da quando nelle case degli italiani, nel 1974, entrava la televisione a colori (e qualcuno sosteneva persino fosse un lusso che non potevamo permetterci).

Oggi le modalità di fruizione dell’entertainment, dello sport e qualsiasi altro prodotto televisivo sono molteplici e continuamente in evoluzione; si cambia e lo si fa spesso col rischio di sentirsi come nella canzone di Bruce Springsteen (“57 channels and nothing on”): tanti canali e niente di nuovo dentro.

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Abbiamo infatti assistito negli ultimi anni ad una proliferazione degli standard tecnologici impressionante, che vanno dal digitale terrestre, al satellite, passando da internet, tutti gestibili con un unico telecomando, mentre gli schermi si moltiplicano per integrare tablet e smartphone. E non è ancora finita: dal 2020 comincia il passaggio al digitale 2.0 grazie alle tecnologie 5G.

Uno scenario, quindi, profondamente cambiato, descritto perfettamente dall’Ufficio Studi di Confindustria Radio Televisioni: basti pensare che nel 2018 sono stati censiti 421 canali televisivi complessivamente ricevibili a livello nazionale sulle principali piattaforme, che fanno capo a 123 editori (nazionali e internazionali), di cui 78 con sede in Italia.

L’analisi fa riferimento al perimetro degli editori di canali TV a diffusione nazionale distribuiti all’interno dei multipli digitale terrestri nazionali, e presenti sulle piattaforme satellitari di pay-TV (Sky Italia) e free-to-view (TivùSat). Il dato include anche le versioni time-shifted, quelle in alta definizione, 3D e Super HD/UHD 4K, i servizi a pagamento in pay-per-view (PPV) e i cosiddetti temporary channel.

Proprio il 2018 si è caratterizzato dall’accordo siglato tra Sky Italia e Mediaset che ha portato alla riorganizzazione dell’offerta complessiva a pagamento sul digitale terrestre (DDT). In termini di canali Tv, la partnership ha previsto l’attivazione sulla TV digitale terrestre di una selezione per canali già presenti su Sky, e una contestuale razionalizzazione di quelli a brand Mediaset Premium.

Parallelamente, i canali di cinema e serie tv di Mediaset Premium sono sbarcati in alta definizione sul satellite, all’interno dell’offerta di Sky. Infine, con la ripresa del campionato di Serie A entrambi gli operatori, Sky Italia e Mediaset, hanno siglato un accordo con DAZN, il nuovo servizio sportivo di streaming online di Perform Group, inserendolo nelle proprie offerte a pagamento.

Anche un grande player come TIM si è dimostrato particolarmente attivo, siglando un accordo strategico per commercializzare l’App di Sky “Now Tv-Ticket Sport” con l’intera programmazione e tutto l’intrattenimento di TimVision. I clienti possono seguire da casa e in mobilità il campionato italiano di calcio e i grandi appuntamenti sportivi nazionali e internazionali, oltre all’intrattenimento della TV on demand di TIM, con film e serie tv, anche in esclusiva.

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Il pacchetto propone in esclusiva 7 partite su 10 a giornata della Serie A TIM, la Uefa Champions League e la Uefa Europa League oltre agli Europei di calcio 2020 e le grandi partite di Premier League e Bundesliga. I clienti entreranno, inoltre, nel mondo dei motori con tutte le gare della Formula 1, della MotoGP e della World Superbike.

Il panorama televisivo nazionale pertanto mostra ancora un significativo dinamismo, nonostante il consolidarsi delle offerte internazionali di streaming online (Netflix, Amazon, DAZN, iTUNES) e il proliferare dei nuovi smart screen. La piattaforma digitale terreste in particolare, nella sua componente FTA multi-canale, continua ad attirare nuovi soggetti editoriali.

Questo lo stato dell’arte, ma non è finita, come dicevamo: a partire dal prossimo anno 18 milioni di televisori (quasi l’80 per cento degli apparecchi posseduti dalle famiglie italiane), rischierà di non ricevere nessun segnale. Si salva solo chi guarda la tv via satellite. Infatti dal primo gennaio 2020 comincerà il passaggio al digitale 2.0 che verrà completato due anni dopo. I tempi sono dettati dalle direttive della Commissione europea e il Governo ha varato una tabella di marcia fino al completamento previsto entro luglio 2022.

Un cambiamento imposto dal passaggio al 5G e alla qualità dell’immagine e del suono che sarà nettamente superiore. Un quarto dei televisori già in possesso delle famiglie supporta oggi il nuovo standard, quindi sarà sufficiente sincronizzare di nuovo i canali. Gli altri invece dovranno acquistare un decoder o una smart tv. Il governo ha messo a disposizione incentivi per 151 milioni di euro che non saranno versati direttamente agli utenti, ma ai venditori i quali praticheranno degli sconti.

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Con la tecnologia 5G, l’approccio alla rete e alle modalità di fruizione dei contenuti sarà completamente diverso, grazie all’internet delle cose (IoT), all’intelligenza artificiale e all’evoluzione degli apparecchi personali, device “intelligenti” che potranno entrare in sintonia con le esigenze individuali, ascoltandone i comandi vocali, navigando nel web e alternando più piattaforme di contenuti. In tal senso Netflix ha fatto scuola: programmi on demand pagati in anticipo con un abbonamento, niente pubblicità, tagliando fuori l’advertising che invece è padrona della tv tradizionale. L’HD dovrebbe diventare la norma, al posto del 4K più comune e forse (dal 2022) anche dell’8K.

Il Digitale Terrestre 2.0 quindi sta per diventare realtà e dopo la definitiva chiusura dell’asta per le frequenze delle reti 5G sta per concretizzarsi la tanto attesa rivoluzione nel campo delle telecomunicazioni terrestri.

Più velocità, più servizi e migliore qualità dei contenuti per i flussi dei dati in streaming.

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